Intervista al M.° Charles Phan Hoang, Presidente della Federazione Internazionale di Viet Vo Dao
(Tratto da "Informa Viet Vo Dao" n.° 2, aprile 1995)
D. Maestro, vuole raccontarci qualcosa della Sua vita in Vietnam?
R. Sono nato nel 1936 in Vietnam e la mia famiglia è originaria di Hanoi. Ho vissuto la mia infanzia in una casa molto antica, ove praticamente hanno vissuto parecchie generazioni della mia famiglia, precisamente in Rue "Hang Bong", la Via del Cotone. La mia famiglia era molto tradizionale e pertanto, l'educazione dei ragazzi era completa e comprendeva l'insegnamento delle 5 Arti, ovvero: letteratura e spiritualità (buddismo, filosofia, poesia), il gusto per l'arte (estetica), medicina (l'uomo e l'universo), arti marziali, scienze (matematica, astrologia). Tutti i ragazzi della mia famiglia venivano educati e formati seguendo questi insegnamenti: io stesso ho cresciuto ed educato i miei figli insegnando loro le 5 arti ed è una buona preparazione di base. Tutti i membri della mia famiglia sono laureati: i miei fratelli, i miei figli...tutti.
D. In che cosa consisteva l'insegnamento delle arti marziali?
R. L'insegnamento dell'arte marziale consisteva in un insieme di cose e non in una specifica disciplina. Non è corretto indirizzare il bambino solamente sull'arte marziale. L'insegnamento consiste nel creare la combattività nella persona, non un semplice combattente. Un Maestro può perdere un combattimento, ma non può perdere la combattività. L'arte marziale è una buona scuola per formare un uomo completo. Non è l'unica scuola, ma è senz'altro uno dei metodi migliori per formare l'uomo vero. Ed è questo che impariamo dall'arte marziale, mentre la nostra Federazione ed il VVD Internazionale ne definiscono le regole. Non basta solamente andare in una qualsiasi palestra di arti marziali per diventare un Uomo Vero, come non ha importanza quale sia l'arte marziale: è importante che essa sia insegnata, praticata ed usata nel modo giusto. Se è nelle mani di un uomo corretto, l'arte marziale verrà ben utilizzata; se è nelle mani di un bandito, verrà usata per uccidere. E' per non lasciare l'arte marziale in cattive mani è stato creato l'International Viet Vo Dao, che è soprattutto un movimento educativo e non una tecnica di combattimento; il combattimento viene dopo.
D. C'era diversità di insegnamento tra maschi e femmine?
R. Eh sì! Le donne, oltre alle 5 arti, dovevano apprendere le arti domestiche: cucinare, gestire la dimora...
D. Quando ha lasciato il Vietnam e perché?
R. Nel 1954 mi sono trasferito dal Nord al Sud Vietnam. Da qui sono partito nel 1962 per l'Europa ove rimasi fino al 1983, quando partii alla volta del Canada. Sono partito perché avevo bisogno di conoscere e scoprire.
D. Noi l'abbiamo conosciuta come Maestro di Viet Vo Dao: quando ha cominciato a praticarlo? Può raccontarci qualcosa del Maestro Nguyen Loc?
R. Ho cominciato la pratica delle arti marziali in generale da bambino, ma, sinceramente, ero poco volonteroso: preferivo giocare ad azzuffarmi con gli amici che seguire coscienziosamente la lezione, poi, piano piano, sono cresciuto... Ho avuto diversi insegnanti ed alcuni me li ricordo poco. Del M.° Nguyen Loc ricordo solo lo sguardo, serio e profondo, e degli occhi molto vivaci. Io ero molto giovane quando l'ho conosciuto, perciò i miei ricordi sono molto vaghi. Però era un Maestro che sapeva farsi amare dai suoi discepoli e questa è una gran bella cosa!
D. Abbiamo appreso che lei ha viaggiato molto: cosa ha appreso da questi viaggi? E' vero che ha vissuto presso monasteri buddisti? Cosa cercava e cosa ha trovato?
R. Inizialmente i miei viaggi e soprattutto la partenza dal Vietnam sono stati motivati dalla curiosità di conoscere il mondo e specialmente l'Europa. Durante i miei studi di storia e di arte, ho appreso che in Europa avevano vissuto civiltà molto ricche di cultura e di opere d'arte, perciò volevo conoscere quei posti, vedere con i miei occhi ciò che questi grandi popoli hanno lasciato.
Quando invece nel 1983 ho lasciato l'Europa, vi erano motivazioni interiori molto più profonde. In quel periodo avevo compreso che l'arte marziale è limitata e volevo espandere la mia conoscenza oltre l'arte marziale, perché un vero Maestro deve insegnare solo ciò che conosce e che vive direttamente sulla sua persona. Pertanto lo scopo del mio viaggio era duplice: ridiventare me stesso (un uomo che viaggia apre gli occhi del corpo, del cuore e della mente per scoprire ciò che c'è attorno ed arriva a vedere anche se stesso, a riscoprirsi) e verificare le mie conoscenze. Ho incontrato grandi Maestri di arti marziali di diverse scuole, gli allievi, degli artisti... Sì, è vero, ho soggiornato e vissuto presso dei templi. Uno era il Tempio dei Diecimila Budda. La vita al suo interno era disciplinata da regole ben precise: ci si alzava alle tre di mattina, si mangiava solo a pranzo e durante il giorno lavoravamo e ci allenavamo. Un giorno, mentre ero di servizio presso la cucina, intento a tagliare delle carote con un certo fervore, quasi come se in quel momento mi stessi allenando con una spada, insomma con il cipiglio dell'arte marziale, un monaco mi pose una mano sulla spalla ed una sulla mano, dicendomi che stavo ammazzando la carota e che stavo facendo arte marziale e non zen. Un'altra volta ancora, un Maestro mi chiamò e mi disse: "Portami una tazza di tè". Io gliela portai e lui mi disse di lasciarla cadere a terra. Io la lasciai andare ed ovviamente si ruppe... In fondo era solo una tazza. Ho vissuto in Hasram, dove ho imparato l'arte dello scrivere con gli ideogrammi e la calligrafia. Nei templi buddisti, il Maestro non lo si guarda mai direttamente negli occhi, ma in fronte, in mezzo alle due sopracciglia, dove è la sede del "terzo occhio".
D. Come e quando nasce il Viet Tai Chi? Si può considerare un'evoluzione del Viet Vo Dao?
R. Durante i miei viaggi ho imparato molto, ho arricchito la mia conoscenza e mi sono posto anche tante domande. Come faccio a distinguere un vero maestro da un ciarlatano? Se io domani morissi tutta la mia conoscenza andrebbe persa: come fare allora a trasmetterla? Per rispondere a queste e ad altre domande, mi sono ritirato per 8 anni in Canada. Ho meditato, studiato, mi sono allenato ed ho creato il Viet Tai Chi per rendere felice l'uomo. Il Viet Tai Chi non è nato per integrare il Viet Vo Dao, non è un'arte marziale, anche se ne usa le tecniche. Nei suoi movimenti, il Viet Tai Chi rispetta l'estetica, i principi della medicina e dell'agopuntura. Attraverso la respirazione ed il suono, lavora per il risveglio dei chakras. Tutto ciò rende l'uomo più felice poiché ritrova la salute, l'equilibrio, la gioia di stare bene con se stesso e di conseguenza col mondo intero; l'Uomo Felice.